Il prossimo giugno sarà un anno dalla morte di Roberto Farmi, il tipografo di 49 anni che si è tolto la vita nel Centro Stampa di Savogna (Gorizia) dove lavorava. L’uomo, originario di Segnacco di Tarcento, era sposato e padre di un figlio, Alessio che sta completando la scuola media e vuole iscriversi al liceo scientifico. La mamma Angela si è rimboccata le maniche dopo la tragedia e cerca di affrontare la perdita anche con il supporto di una psicologa. Il Circolo della Stampa di Trieste ha deciso di aprire una sottoscrizione per dare una mano a questa coraggiosa donna e a suo figlio per agevolarlo negli studi. Negli uffici del Circolo e durante le manifestazioni sarà messo in bella vista un “salvadanaio” dove chi lo vorrà potrà lasciare un’offerta.
La morte di Farmi è un effetto della profonda crisi in cui versa il mondo dell’informazione tradizionale. Storiche imprese sono in difficoltà e debbono effettuare tagli dolorosi. Dall’altro lato le perdite non sono compensate dalle edizioni in rete. Insomma l’informazione si trova in mezzo ad un guado, dove le questioni dell’innovazione si mischiano a quelle della giustizia, le ragioni del mercato a quelle dell’etica, sociale ed individuale. Gli editori e gli autori della carta stampata e i sistemi statali nazionali hanno le armi spuntate nei confronti dell’egemonia tecnologica e dell’anarchia legislativa istituzionale e transnazionale, rappresentata dai nuovi media sociali.
Un piccolo gesto di solidarietà nei confronti della famiglia di Roberto Farmi significa anche che l’opinione pubblica si rende conto delle difficoltà che si vivono nel mondo del lavoro (e non solo per quanto concerne la carta stampata) e dà una mano ad un ragazzino che ha perso il papà troppo presto.